I quaderni della galleria francesco foresta
Noel Gazzano
L'onestà dell'artista
“Esiste un’arte al femminile? L’arte contemporanea può intrecciarsi con le questioni di genere? La ricerca di Noel Gazzano sembrerebbe confermare di sì: per le donne artiste, la pittura, il disegno e l’installazione sono ancora un mezzo per indagare se stesse. Naturalmente questo è un attributo che riguarda anche gli uomini artisti, ma è chiaro che scorgendo quella panoramica che caratterizza “L’arte delle donne”, questa propensione è ancor più netta, profonda, efficace […]. Consapevole delle ricerche sociologiche e antropologiche, che la riguardano anche come osservatrice e ricercatrice di fenomeni culturali per i suoi impegni didattici, Noel naturalmente ha anche idealizzato un percorso femminile di scoperta delle proprie intime radici, delle propensioni e dei sogni che sono alla portata di uno sguardo. Gli inchiostri realizzati a cavallo tra il 2014 e le prime settimane di questo nuovo anno, concepiti appositamente per questo appuntamento leccese, sono un diario intimo, un metodo di studio alternativo, quasi un cammino di autoanalisi. La china, con il suo segno sottile e deciso, si muove disinvolta sul cartoncino, traccia linee essenziali e dure, costruisce anatomie, si sofferma su dettagli anatomici dall’alto tasso simbolico, ricama lunghi capelli, e restituisce alla figura femminile ritratta un aspetto trasognato, una dimensione onirica che poi è un filo rosso che contrassegna anche le sue precedenti esperienze nel campo delle arti visive. I titoli hanno una funzione didascalica, talvolta divengono addirittura delle pagine di diario in cui Noel racconta di sé, delle proprie attitudini e delle esperienze personali che la riguardano da vicino. E come tale, la mostra è divisa in alcuni momenti specifici che corrispondono a delle fasi che riguardano le donne, il loro valore spirituale ma anche le conflittuali esperienze che contrassegnano la loro esistenza. Emergono pertanto questioni legate al sesso e alla considerazione della donna nella contemporaneità, questioni legate alla scoperta del proprio corpo, delle gioie e delle sofferenze che lo riguardano; sono aspetti che risuonano con ferocia anche nella cronaca degli anni recenti, nelle narrazioni in presa diretta dei telegiornali e nelle analisi della carta stampata […]”. (dal testo critico di Lorenzo Madaro).
Noel Gazzano è un’artista e docente di antropologia culturale Italo-Americana specializzata in questioni di genere; la sua formazione include un PhD in antropologia culturale e molteplici specializzazioni in accademie di arti visive e performative. La sua ricerca artistica e quella accademica si compenetrano, e sono focalizzate sull'identità femminile, i substrati psicologici, socioculturali e politici dell'esperienza incorporata e le dinamiche di potere. Docente presso le sedi fiorentine di Marist College NY, Richmond College London e IED-Istituto Europeo di Design, le sue ricerche sono state pubblicate in riviste scientifiche di levatura internazionale e costituiscono il fondamento delle sue opere, performance e speech motivazionali.
La sua carriera artistica l'ha vista sperimentare con i molteplici linguaggi dell'arte: disegno a china, pittura, ricerca fotografica in camera oscura e lavoro performativo presso il Teatro della Pergola di Firenze. Impegnata nel sociale per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, ed interessata all'arte come fattore di trasformazione culturale attraverso la stimolazione emozionale del pubblico, nel 2014 ha ricevuto il patrocinio del Robert F. Kennedy Center Europe per il suo progetto espositivo itinerante “Un Anno da Sirene”, dedicato a combattere la violenza sulle donne.
Mauro Sances
Cities

Siti, Cities o semplicemente “città”: qualunque sia il modo con cui intendiamo definire le espressioni pittoriche dell’artista Mauro Sances, l’unica accezione certa che possiamo affidargli è quella che ci parla di spazi. E per non ridurre questo termine ad un significato meramente “fisico” diremo subito che a tale definizione l’artista affida il suo senso più profondo e quanto mai vario (Maria Neve Arcuti)
Mauro Sances nasce A Sannicola (Lecce) nel 1962. Si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte di Lecce, sotto la guida di maestri come Vito Russo e Marcello Gennari.
Frequenta, a Firenze, la Facoltà di Architettura; nella città toscana vi resta per tre anni, per poi dedicarsi completamente all’arte. La pittura di Sances riflette, attraverso colori vivi e accesi, un apparente groviglio di segni che altro non sono se non inedite visioni di città, risultanti dalla compenetrazione di diversi piani e colori a cui l’artista affida la capacità di far suscitare emozioni. La sua scultura, dalle terrecotte alla pietra leccese e il bronzo, sa enfatizzare le oscillazioni emozionali del tempo nella sua interezza; essa concepisce – attraverso un modellato morbido e vibrante – un evolversi dei volumi nello spazio, che trova compimento in un dinamismo metafisico.
Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.
Tra le opere realizzate da Sances, ricordiamo: le sculture per un istituto bancario di Roma, raffiguranti figure sportive; la Via Crucis, la mensa dell’altare e l’ambone nella chiesa dei SS. Medici a Sannicola (1998); e, sempre nella stessa cittadina, il Monumento a Padre Pio del 2001 e la Via Crucis in bronzo presso la Madonna degli Angeli in Presicce (2004). Il busto bronzeo di San Nicola realizzato per la piazzetta Indipendenza ad Aradeo.
Attualmente vive e lavora a Sannicola (Lecce).
Vittorio Balsebre
(1916-2013). Tra materia e scrittura
La poliedricità di Vittorio Balsebre nell’usare in maniera impropria tutti i linguaggi dell’arte trova grandissima attualità nel modo di operare e comunicare di oggi, e ben si lega allo spirito con cui è nato dentro galleria foresta il coworking “iArchitettura”, un’applicazione "materiale", fatta principalmente di rapporti umani nella quale arte, architettura, design, pittura trovano la loro espressione.
“In questa mostra-omaggio abbiamo deciso di proporre i collage di un periodo circoscritto della sua indagine, ovvero gli ultimi dieci anni di attività, provenienti dalla collezione degli eredi e da alcune raccolte private, come anteprima di un progetto espositivo retrospettivo già avviato, che però necessiterà di una gestazione più lenta e di uno spazio espositivo più ampio. Elaborati il più delle volte con carte di riviste, quotidiani e depliant pubblicitari, e raramente con altri inserti, i collage – tutti di medio-piccole dimensioni – compendiano l’interesse per la materia, l’attenzione all’immagine prelevata (modelle, volti noti di politici o attori) e al carattere tipografico, che sin dagli anni Settanta, in concomitanza con la sua attenzione nei confronti delle indagini verbo-visive, hanno avuto un’importanza notevole in molti suoi lavori, anche grazie ai contatti con Enzo Miglietta, Francesco Saverio Dòdaro, Eugenio Miccini e altri protagonisti. Assembla fogli, realizza composizioni, preleva dalle quelle frasi degne legate alla storia, all’arte e alla vita. Per Balsebre questa diventa una pratica costante, così come la scrittura manuale, che sul retro del foglio di carta torna utile per narrare la propria esperienza, i pensieri reconditi sugli amici o anche su questioni più generali. Per Vittorio l’arte ha sempre avuto una doppia lettura, frutto di una pratica costante e intensa, quella privata e quella pubblica. Ma il foglio di carta è anzitutto una pagina di diario, da riempire con annotazioni – dalle più banali, o apparentemente tali, a quelle più compiute, frutto di lunghe riflessioni – e dati, anche polemici, oltre che tristi, soprattutto negli ultimi anni della sua esistenza, quando non ha più potuto esercitare il confronto diretto con molti suoi compagni di strada, poiché l’età avanzata l’ha costretto a non uscire più dalla sua casa-studio”. (Dal testo critico di Lorenzo Madaro in mostra).
“Scozzi si è formato in un panorama culturale leccese che in qualche modo non c’è più, insieme a molti dei suoi compianti protagonisti. Un Salento, quello della sua giovinezza, siamo negli anni Ottanta, di dialoghi e avventure nel nome della discussione tra i linguaggi e i codici espressivi, stando almeno a quanto si percepisce oggi negli sparuti documenti e nelle memorie dei “sopravvissuti”.
Edoardo De Candia, Antonio Leonardo Verri, Francesco Saverio Dòdaro, una “stupenda generazione”, per usare l’azzeccato titolo di un memoriale dello stesso Verri pubblicato su “Sud Puglia” nel 1988: sono stati questi, insieme all’attore e poeta Fabio Tolledi, anch’esso protagonista di quel periodo “stupendo”, i maestri e i compagni di strada di Scozzi. E proprio lo studio di De Candia è stato il laboratorio in cui è avvenuta la formazione pittorica di Guglielmo; in quello spazio esiguo del quartiere san Pio ha avuto modo di osservare le sfaccettature e gli infiniti linguaggi del segno pittorico, del segno “eroico”, come definì Mario De Micheli quello di De Candia, accompagnando queste sedute silenziose a lunghe letture appartate. Questo dato emerge in molti lavori in mostra, dove il segno nero bituminoso si slabbra, formula visioni stratificate, fa decantare la sintassi cromatica delle fondamenta creando volti, corpi, porzioni di natura e scritture che evocano quelle letture del passato mai dimenticate: da Rilke in avanti, fors’anche Bodini, Salvatore Toma e lo stesso Verri, almeno idealmente. Sono testi assorbiti e analizzati talmente tante volte, che nella fase di riproposizione sulla tela bianca, le lettere perdono la loro medesima consistenza formale per diventare, come nei corpi e nei visi, segni puri, alfabeti di pennellate deformate. Anche in questi casi è il colore a contribuire alla resa drammatica del tutto, un colore che si sprigiona talvolta con violenza tra i neri, altre volte con campiture morbide che rammentano certi affreschi dell’antichità. C’è pertanto un gusto quasi erotico per la pittura, per un corpo a corpo con il quadro, per una lotta con i supporti, le tavole e le carte […]. (Dal testo critico di Lorenzo Madaro in mostra)
Luigi Filograno è nato a Bari, dove vive e lavora, nel 1963.
Dopo essersi accostato alle arti visive sin da giovanissimo, parallelamente ad esperienze nell’ambito dell'architettura d'interni e del design, si è poi dedicato completamente all'arte. Il tema della sua ricerca è quello dell'equilibrio, osservato soprattutto nella sua possibile e potenziale instabilità, sia in relazione al rapporto tra uomo e ambiente, sia a livello socio-politico (con
corpi in volo, pacifica alternativa alle soluzioni belliche adottate nella risoluzione dei conflitti del pianeta), sia a livello esistenziale (ricerca dell'equilibrio da parte dell'uomo in relazione ad un fluire del tempo non più legato ai ritmi di vita naturali). Nelle ultime opere affronta lo squilibrio tra la vita e la morte, evidenziando la caducità di alcuni aspetti quali fama, potere, ricchezza, bellezza. Nell’ultimo decennio, dopo aver sperimentato in passato vari linguaggi e mezzi espressivi, si è dedicato al disegno su tavole di legno legno utilizzando pastelli, grafite, carboncino unitamente a smalti, chine, resine e pigmenti.
“Filograno propone a Lecce una panoramica delle riflessioni che hanno interessato la sua ricerca negli ultimi anni. E volendo immediatamente chiarire un aspetto fondamentale del suo lavoro, dobbiamo prima di tutto esplicitare che l’artista è interessato a una declinazione estesa di equilibrio. Un concetto che ha sempre stimolato le speculazioni dell’uomo, anche sotto il profilo filosofico e prettamente poetico-riflessivo, e che nella sua opera si sviluppa prima di tutto in una pratica che elegge il disegno come medium privilegiato di opere realizzate su tavole di pioppo.”
(Lorenzo Madaro)
Mostre personali
2013: Galleria Formaquattro, Bari; “Murart”, Bari; 2012: “Murart“, Bari; “Amaci: Giornata del Contemporaneo”, Bari; 2011: Galleria Bluorg, Bari; 2010: “Farmacia dei Sani”, Bari; 2009: Cittadella della Cultura, Bari; 2008: Galleria Bluorg, Bari; 2007: Galleria Spaziosei, Monopoli; 2006: Galleria Linea d’Arte, Bari; 2005: Galleria Kunsthalle, Putignano; 2005: Ass. Cult. Arte, Roma; 2004: Modì, Bari; 2000: Villa Romanazzi Carducci, Bari; 1995: Villa Romanazzi Carducci, Bari.
Del suo lavoro si sono occupati, tra gli altri: Pasquale Bellini, Marilena Di Tursi, Lorenzo Madaro, Antonella Marino, Paola Marino, Pietro Marino, Giuliana Schiavone.
presenta

via federico d'aragona 1, lecce
galleria francesco foresta
